Le giustine – una storia di monete, di navi e di una battaglia

La commemorazione di un’avvenimento veniva, e viene anche oggi, celebrata con la coniazione di una nuova moneta.

Così fu anche per la battaglia di Lepanto. Ecco qualche nota sulla battaglia e sulle navi impiegate.

Era il 7 ottobre dell’anno 1571. L’inverno era alle soglie e le navi da combattimento avevano ancora pochi giorni utili ; poi venivano tirate in secca fino alla primavera sucessiva.

Ma occorreva fermare l’avanzata turca. Il Papa Pio V aveva fermamente voluto approntare la flotta occorrente e aveva convinto il re di spagna a partecipare benchè tra veneziani e spagnoli non corresse buon sangue.

Il Papa scelse un nome speciale per questa alleanza e la chiamò Lega Santa ( Spagna, Venezia, Stato Pontificio, Genova, Cavalieri di Malta, Ducato di Savoia).

Approntare la flotta comportava l’uso di legname speciale; il re di Spagna dovette importarne perchè non ne aveva a sufficenza. Venezia invece manteneva per tradizione dei vivai di alberi e non fu mai in difficoltà. Le navi veneziane erano conservate, in genere smontate, nell’Arsenale che era il più grande del modo ed era in grado di mettere in mare l’intera flotta in pochi mesi dato che vi potevano lavorare contemporaneamente migliaia di uomini.

La galera era una nave lunga circa 45 m e larga 5 m e aveva di solito 25 banchi di rematori; in ogni banco remavano 4 uomini per un totale di 100 persone. C’erano poi i marinai ed infine i soldati armati di corazza ed elmo. Si giungeva così ad oltre duecento persone imbarcate per ogni nave. Alla battaglia di Lepanto parteciparono almeno duecento galere veneziane e circa altrettante turche .

Il mantenimento in efficienza e l’amministrazione di una simile forza navale richiedeva un intenso sforzo organizzativo, che a Venezia venne deputato ad una nuova magistratura : il Magistrato alla Milizia da Mar (1545), incaricato della costruzione e mantenimento delle navi e dell’artiglieria, dell’approvvigionamento del biscotto ed in generale dei viveri, delle armi e della polvere da sparo, del reclutamento degli equipaggi e della fornitura del soldo per i buonavoglia (cioè uomini liberi reclutati per soldo) e per i zontaroli (cioè debitori e condannati che scontavano così il proprio debito o coscritti per necessità di guerra).

Nella vittoriosa battaglia di Lepanto, fece il suo esordio una nuova invenzione veneziana, presto diffusasi anche alle altre flotte del Mediterraneo:

Era questa la galeazza, nave esclusivamente da guerra. Aveva poca mobilità ma era armata di cannoni sulle fiancate contrariamente alle galere che avevano un solo cannone piazzato a prua ed il linea con la nave. La galeazza era costruita sul modello delle galee, ma più grande e ad alto bordo.

Si trattava di navi ad unico ponte, lunghe circa 50 m e larghe 8 m. Recavano due file di circa 25 banchi a due rematori con due alberi a vela latina, detti  maestra trinchetto. Talvolta poteva aggiungersi un terzo albero a poppa, detto mezzanello.

Le vele prendevano il nome di mezzanaterzarolo artimòn.
L’intera vita di bordo si svolgeva all’aperto, sul ponte, ad esclusione della tenda di comando innalzata a poppa.

La battaglia di  Lepanto vide vittoriosa la Lega Santa e grande onore fu conferito a Santa Giustina vergine e martire alla cui protezione si ritenne dovuta la vittoria. Molte monete furono coniate ii suo onore.

La coniatura consisteva nel’imprimere, mediante martellatura con un punzone d’acciaio inciso, un’mmagine sul verso ed una sul retro di un dischetto di lega più o meno preziosa.

Spesso veniva impresso un bordo, rilevato rispetto all’immagine, per proteggerla dal logoramento.

MEMOR ERO TVI IVSTINA VIRGO

Sarò a tua memoria, vergine Giustina .  Mantenere il ricordo nei secoli a venire : ecco lo scopo della coniatura delle monete

Questa iscrizione riprende le parole della Liturgia di venerazione di Santa Giustina e tutt’oggi vengono cantate in Gregoriano.

Ecco due monete

nel dritto di una e nel rovescio dell’altra si vede l’immagine della battaglia.

Nel 1572, ricorrenza del primo anniversario della Battaglia di Lepanto, il doge della Serenissima Repubblica di Venezia Alvise I Mocenigo, fece coniare delle monete che furono chiamate “Giustine” .

Erano monete d’argento che commemoravano l’intercessione della Santa Martire padovana per la vittoria dei Cristiani che avvenne nel giorno della sua memoria liturgica: il 7 ottobre.

Al dritto possiamo osservare il doge che riceve, inginocchiato, la bandiera da San Marco.

Al rovescio è raffigurata la Santa con il petto trafitto dal pugnale, un ramo di palma nella destra ed il Vangelo stretto nella mano sinistra.

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